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I rischi degli OGM

17/07/2013

fotocampoogm

Con il termine Organismo Geneticamente Modificato (OGM) si intendono quegli organismi in cui parte del genoma sia stato modificato tramite le moderne tecniche di ingegneria genetica. Nella fattispecie ci si riferisce a organismi che hanno subito modificazione, inserimento o rimozione di geni.
Il primo OGM moderno fu ottenuto nel 1973 dai ricercatori Stanley Norman Cohen e Herbert Boyer negli Stati Uniti. Da allora ad oggi gli OGM sono passati dallo stato di mera possibilità tecnologica ad una realtà, sebbene le uniche piante geneticamente modificate attualmente coltivate nell’ambiente naturale e commercializzate siano soia, cotone, colza e mais.

Parallelamente all’avvio delle prime ricerche si è anche scatenato il dibattito intorno ai presunti e molteplici rischi di una simile tecnologia. Le controversie si sono riacutizzate in corrispondenza di un episodio avvenuto lo scorso mese di giugno in Italia. 
  Un imprenditore agricolo friuliano, Giorgio Fidenato, al termine di una battaglia legale durata circa tre anni e forte del dissequestro del suo campo e della recente ordinanza della Corte di Giustizia Europea che richiama l’Italia al rispetto delle norme vigenti in materia a livello Europeo, ha avviato la coltivazione del famigerato mais Mon 810, ovvero mais geneticamente modificato. Per tutelare la salute dell’ambiente e dei consumatori Greenpeace, in risposta all’iniziativa di Giorgio Fidenato, ha lanciato una petizione per chiedere al Ministro della Salute Lorenzin di adottare misure di emergenza in grado di vietare ogni forma di coltivazione di OGM a tutela degli ecosistemi e della nostra agricoltura.

Ma proviamo a vedere nel dettaglio quali sono i potenziali rischi derivanti dalla coltivazione di prodotti che hanno subito modificazioni genetiche con l’obiettivo di migliorarne resa, performance e resistenza. I rischi sono di diversa natura e riguardano l’ambiente, la salute dell’uomo, l’economia mondiale e in senso più ampio anche la società civile.

Rischio di contaminazione dei campi coltivatiovvero la diffusione accidentale di semi o polline di OGM verso coltivazioni convenzionali o biologiche adiacenti che, nel caso presentassero quantità significative di OGM nel raccolto, non potrebbero più certificarsi come prodotti non-OGM, generando delle perdite economiche oltre a possibili contenziosi legali per danni tra i produttori. Secondo la normativa europea un prodotto, anche biologico, può essere considerato non-OGM solo se presenta un contenuto di materiale geneticamente modificato al di sotto dello 0.9%.

Inquinamento geneticoovvero il rischio derivante dal fatto che, una volta rilasciato in natura, un nuovo organismo creato dall’ingegneria genetica potrebbe essere in grado di interagire con altre forme di vita con effetti distruttivi, riprodursi, trasferire le sue caratteristiche e mutare in risposta alle sollecitazioni ambientali.

Resistenza agli insetticidi naturaliovvero il rischio di creare un ambiente favorevole allo sviluppo di una resistenza da parte di insetti e parassiti. Un esempio aiuta senz’altro a comprendere il meccanismo: il Bacillus thuringensis (Bt) è un batterio del suolo che produce una tossina insetticida. E’ molto apprezzato dagli agricoltori biologici come insetticida naturale, efficace e sicuro. Adesso però, alcune piante sono state manipolate con il gene della tossina del Bt cosicché esse dispongono della capacità di produzione dell'insetticida nel proprio corredo genetico. Il problema è che la tossina è prodotta per tutto il tempo della loro crescita. Questo significa che gli insetti sono continuamente esposti alla tossina e sono perciò nelle condizioni "favorevoli" allo sviluppo di una resistenza.

Riduzione della biodiversità, ovvero il rischio della sensibile riduzione del numero di specie, animali e vegetali, nell’ambiente naturale (ogni anno si estinguono almeno 30.000 specie viventi). L'introduzione di specie estranee all'ambiente è una delle maggiori cause di dissesto ecologico e riduzione della biodiversità e dunque ogni organismo geneticamente modificato altro non è che una "nuova specie" introdotta nell’ecosistema e che rischia di compromettere gli equilibri naturali del pianeta.

Rischi per la salute dei consumatori, ovvero l’eventualità che vengano accidentalmente generati e quindi introdotti nell’alimentazione umana agenti allergenici e tossici per la salute dell’uomo. Manipolare geneticamente un organismo vuol dire passare ad esso una molecola di DNA che gli permette di produrre una proteina che prima non era in grado di fabbricare. Noi ci nutriamo da sempre di proteine ma esse possono essere "rifiutate" dal nostro organismo scatenando quella che chiamiamo "reazione allergica" o allergia. Oltre al rischio di allergenicità, esiste la possibilità che batteri normalmente innocui possano trasformarsi in patogeni pericolosi per l'uomo a causa dell'introduzione in essi di geni della resistenza agli antibiotici, o in grado di produrre tossine e agenti cancerogeni.

Incremento dell'antibiotico-resistenza, dovuto alla diffusione nell'ambiente di organismi geneticamente modificati che, contenendo un gene che conferisce la resistenza agli antibiotici, comporta un rischio di trasferimento della resistenza a batteri, anche patogeni. La rapida diffusione osservata in anni recenti di numerose forme di antibiotico-resistenza tra i batteri è una problematica di sanità pubblica che ha sollevato un ampio dibattito e per la quale numerose misure di prevenzione sono state messe in atto a livello internazionale e che rischia di essere acuita e accelerata dal fenomeno OGM.

Brevetti sui prodotti alimentari e quindi il rischio della dipendenza dalle multinazionali del cibo. Poiché gli OGM sono coperti da brevetto industriale, per potere accedere alla loro coltivazione è necessario pagare delle royalty, ovvero acquistare ogni anno la semenza e quindi poi di conseguenza diserbanti e concimi specifici per quel determinato prodotto. Questo evidentemente determina una vera e propria dipendenza dalle grandi multinazionali che detengono e gestiscono questo monopolio con effetti potenzialmente devastanti sui principi di libero scambio e trasparenza dei mercati, fattori che a loro volta garantiscono in ultima istanza la nostra libertà, visto e considerato che si parla di una particolare categoria di prodotti, ovvero quelli alimentari che ci assicurano la sopravvivenza.

 

Staff Nonnastella

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Cucinare a impatto zero

20/06/2011

 

Nel mondo circa due miliardi di persone possono contare solo sulla legna per un pasto cotto. Non dipendere dalla legna vuol dire risparmiare energia e denaro ed evitare deforestazione, inquinamento, esposizione prolungata a fumi tossici.
Simili ad antenne paraboliche, le cucine solari ricoprono un' importanza vitale in tutti quei Paesi in via di sviluppo dove mancano totalmente le costose fonti di energia per alimentare le cucine, come ad esempio il gas, che noi diamo per acquisite.

Grazie all'aiuto delle organizzazioni non-profit in Nepal, Somalia, Kenya ,Ciad e in tante altre nazioni asiatiche e africane l'utilizzo della cucina solare è oggi molto diffuso. Queste popolazioni si sono ormai abituate ad utilizzare l'energia inesauribile del sole per cucinare i pasti giornalieri e bollire l'acqua.

  cucina solare in Nepal  

Il funzionamento di queste parabole è molto semplice, riflettono e convogliano i raggi solari in un unico punto dove alte temperature (fino ai 220°) alimentano e scaldano una piastra al centro sulla quale si poggia la pentola. In circa 60 minuti è possibile cuocere un pasto a base di riso e verdure. Per poter usufruire delle massime temperature è tuttavia necessario spostare ogni 20/30 minuti la parobola in base ai raggi solari (utilizzando l'indicazione dell'apposito segnaombra).
Sul mercato italiano ci sono diverse aziende che vendono pannelli che sfruttano questa tecnologia come ad esempio la Kover snc e la  Biogrì.

Ci auguriamo che anche nei Paesi industrializzati, si diffonda l'utilizzo di queste tecnologie ad energia solare riducendo sia la dipendenza dalle costose ed esauribili fonti fossili che l'inquinamento che ne deriva dalle emissioni di quest'ultime.
 

staff nonnastella

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Referendum del 12 e 13 giugno

10/06/2011



Nel referendum abrogativo del 12 e 13 giugno la cittadinanza sarà chiamata alla votazione per far valere la propria volontà sui seguenti questiti referendari:
1. abrogazione affidamento della gestione dei servizi pubblici locali (es. la gestione dei servizi idrici) a operatori economici privati;
2. abrogazione delle norme che stabiliscono la determinazione della tariffa per l’erogazione dell’acqua, il cui importo prevede attualmente anche la remunerazione del capitale investito dal gestore;
3. abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare;
4. abrogazione di norme in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale.

Pur essendo questo portale del tutto apolitico (e lo sarà sempre),  ritieniamo i primi 3 questiti referendari molto importanti sia per i cittadini che per le aziende agroalimentari di cui spesso parliamo in questo portale.
Da recenti servizi giornalistici e trasmissioni RAI (es.trasimissione di report "Acqua alla gola") si è provato come in molte località (es. città di Aprilia) la privatizzazione dell'acqua non solo non abbia causato un miglioramento dei servizi idrici ma abbia persino determinato un immediato aumento delle tariffe.
Dunque i cittadini e le imprese si sono ritrovati bollette più alte in media del 300% (ossia più che triplicate) a fronte di servizi scadenti e una qualità dell'acqua persino peggiorata. Pensare quindi che i privati (soprattuto se parliamo di grandi multinazionali) possano investire soldi senza poi trarne un immediato e proficuo ritorno non ha ragione di esistere. Il mancato pagamento porterebbe ovviamente all'immediata soppressione del servizio anche per coloro che sono soggetti a difficoltà economiche transitorie anche per una o due bollette. Difficile quindi pensare che un bene vitale come l'acqua possa essere tranquillamente lasciato in gestione ai privati a queste condizioni.
Un esempio eclatante dell'inefficienza della privatizzazione dei servizi idrici è quello di Parigi, che, dopo anni di gestione privata inefficiente e costosa, ha deciso di ritornare sui suoi passi e quindi di ripubblicizzare il servizio idrico risparmiando oltre 35 milioni di euro in pochi mesi. Infine la legge attuale (quesito 2°) obbligherà  tutte le aziende pubbliche a cedere almeno il 40% delle proprie quote ai privati a prescindere se le società pubbliche siano efficienti oppure no. Questa legge comporterà una svendita delle quote delle società pubbliche in quanto costrette per legge.
Dunque chi voterà Sì ad entrambi i questi sull'acqua cancellerà le due norme che consentirebbero ai privati di fare affari a spese dei cittadini sull'acqua.

Ancora più importante riteniamo sia il terzo quesito sul nucleare. L' ennesima conferma che l'energia nucleare non sia assolutamente sicura, così come diversi politici italiani e stranieri affermavano, l'abbiamo avuta con la tragedia alla centrale atomica di Fukushima, nel Giappone, il paese più tecnologico al mondo. Qui, inseguito ad un forte terremoto, si sono verificati gravissimi incidenti (di livello 7) a diversi reattori nucleari con fughe di radioattività e contaminazioni dagli impianti nucleari, di cui due addirittura esplosi, con una conseguente e irrimediabile contaminazione della zona. Come il disastro di Cernobyl, le conseguenze di questa contaminazione renderanno quella vastissima regione inutilizzabile per decine e decine di anni con danni gravissimi alla salute degli abitanti, nonchè danni economici stimati (soprattutto per le aziende appartenenti all'industria alimentare) superiori ai 100 miliardi di euro.

Purtroppo i rischi del nucleare non riguardano solo gravi incidenti (circa 4) o piccoli (circa 140 nel mondo), ma recentemente in Germania si è dimostrato che le stesse centrali nucleari aumentano  l'insorgenza di tumori e leucemie negli abitanti e nei bambini che abitano nelle vicinanze delle centrali nucleari (di circa 4 volte a distanza di 5 chilometri). Molte zone limitrofe alle centrali si contaminano in quanto ogni giorno il reattore nucleare emette "legalmente" vapori debolmente radioattivi. Infine il problema delle scorie resta del tutto irrisolto, in quanto non esiste deposito che possa resistere agli eventi naturali per centinaia di migliaia di anni senza contaminare la natura circostante. Uno dei più recenti e gravi incidenti di contaminazione dell'ambiente da scorie presenti in un deposito di stoccaggio è quello avvenuto in Germania ad Asse, dove dopo un improvviso e inaspettato allagamento, i bidoni contenenti le scorie si sono lesionati. Tutto ciò ampiamente documentato nella puntata di Report "L'Inganno". Infine basterebbe dire che l'italia dovrà importare totalmente le materie prime (l'uranio) e le tecnologie dall'estero per capire quanto poco conveniente potrà essere questo investimento per il nostro Paese, soprattutto considerando che un eventuale ritorno al nucleare bloccherà definitivamente la ricerca e gli investimenti  verso le più pulite energie rinnovabili, date le scarsissime risorse economiche dello stato italiano.

Oggi vengono inoltre girati in bolletta miliardi di euro (più di 5 già spesi) ancora necessari per la messa in sicurezza delle scorie derivanti dalle vecchie centrali nucleari.  Anche in tal caso chi voterà Si  al quesito del nucleare proteggerà se stesso e i propri figli da questi incredibili ed inutili rischi. Dunque ci auguriamo che l'Italia non prosegua una strada costosa e dannosa ma che finalmente, priva da sterili condizionamenti esterni , inizi una nuovo percorso di crescita affidandosi a tecnologie più sicure e democratiche.

Staff nonnastella

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